Cosa vuol dire scrivere oggi

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Buongiorno a tutti! In questi giorni di caldo estremo in cui non riesco a rileggere più di due capitoli del romanzo che vorrei mandare in editing prima delle ferie, ho avuto modo di fare una riflessione sul mondo in cui noi scrittori emergenti bazzichiamo, sulle esperienze vissute in prima persona da me, o che mi sono state raccontate da altri, e ho tratto delle conclusioni cui pensavo in realtà di non arrivare.

Anch'io sono stata un'ingenua che credeva nella cultura e che riteneva onesto il mondo che le gravitava attorno.

Di cantonate in dieci anni ne ho prese tante, e ho scritto questo articolo di getto per aiutare altri come me a riflettere, e a ponderare meglio le loro scelte.

Troverete forse il testo intriso di cinismo che però non vuol essere un'offesa, ma un'esortazione a svegliarsi e a smettere di farci le scarpe gli uni con gli altri.

Buona lettura!

Scrivere oggi - Gli scrittori emergenti

Scrivere un tempo era appannaggio di pochi che lo facevano per professione: insegnanti,
giornalisti, scrittori, studiosi.
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Chi scriveva aveva alle spalle un buon bagaglio culturale, in genere studi classici e università, che gli consentiva a sua volta di creare testi di qualità, tramite i quali condividere sapere e talento con altri.

Quindi colui che scriveva era un dotto e la sua produzione assumeva la connotazione di verità.

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Coloro che per scarsa istruzione o basso intelletto erano esclusi dall'olimpo degli eletti, ma sentivano prepotentemente dentro di loro il bisogno di esternare le emozioni attraverso la parola scritta, lo facevano con pudore, in privato, redigendo diari o raccolte di componimenti gelosamente conservati sottochiave, di cui si compiacevano solitari, senza farli leggere ad altri, e che spesso finivano distrutti.

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L'avvento dei social ha di fatto cancellato il senso del pudore e altri filtri civili ed emotivi, per cui oggi l'individuo si sente una nullità se non rende pubblico il proprio pensiero, corretto, sgrammaticato, dialettale che sia, dietro compenso di like e commenti.

Un po' come un somaro aggiogato al carro dei social network, che insegue una carota fatta di gratificazioni illusorie.

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Dal contentino giornaliero alla ricerca dell'immortalità presso i posteri il passo è stato breve, e cercare di farlo attraverso la scrittura rappresenta sicuramente il più economico dei mezzi.

Con l'avvento della scuola dell'obbligo, l'analfabetismo è stato di fatto debellato, bene o male chiunque è in grado di mettere insieme una frase in modo sensato.

La tecnologia oggi è alla portata di tutti, in ogni casa c'è un PC o almeno un tablet, e con questi strumenti scrivere testi articolati può sembrare semplice. Se si sbaglia a digitare, basta un click per correggere, si può inoltre contare sul correttore grammaticale automatico e anche su una serie di strumenti gratuiti disponibili su internet, quali dizionari, sinonimi e contrari, frasari ecc.

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C'è inoltre da dire che reperire informazioni su quanto s'intende scrivere è enormemente più facile. In passato occorrevano ore di estenuanti ricerche in biblioteca magari solo per verificare un dettaglio, adesso basta rivolgersi al web usando le parole chiave giuste, e i motori di ricerca mettono a disposizione decine di testi da leggere, comparare e da cui trarre, o spesso scopiazzare, ciò di cui si ha bisogno.

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Purtroppo però tutto questo non basta a creare un testo di qualità, difatti la convinzione radicata è che a contare sia solo l'idea, ci penserà in seguito la casa editrice a sistemare i contenuti abbozzati.


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E qui cominciano le dolenti note.

Per oggi mi fermo qui, di materiale per riflettere mi sembra ce ne sia abbastanza.

Domani la seconda puntata.